EUDAIMONIA: le ragioni di un nome

EUDAIMONÍA è parola greca composta dalla particella eu- (“buono”) e dal sostantivo dàimon: la coscienza di un principio guida interiore considerato spesso, nella tradizione filosofica antica, come un’entità metafisica umana e divina insieme. 

Raggiungere l’eudaimonia significa allora riconoscere in sé un buon principio guida interiore e accordarvisi. 

Un aspetto interessante della storia filosofica del concetto consiste nel fatto che all’etimologia richiamata si leghi un’idea di felicità che nell’Etica Nicomachea Aristotele ritiene «scopo supremo della vita». 

In questo senso porsi alla ricerca della felicità non significa banalmente inseguire un desiderio di godimento, sia pure comune e comprensibile negli uomini. 

Poiché si distingue sia dal mero perseguimento del piacere immediato sia dai benefici accidentali e ingovernabili di una sorte fortunata (per la quale i greci usavano il termine eutychía), l’EUDAIMONÌA indica un preciso orientamento della propria esistenza. 

La felicità eudemonica è una felicità perenne e assicurata perché dipende dall’orientamento e dalle scelte individuali. Proviene dal perseguimento intenzionale di una “vita buona” e dunque “virtuosa” lungo un percorso che risponde a quel demone propizio che è fonte di coscienza interiore: principio di “conoscenza di sé” in senso socratico nonché di consapevolezza intelligente e matura. 

La EUDAIMONÌA è un proposito di appagamento esistenziale più profondo, solido e duraturo di qualunque chimerico stato di coscienza improntato al piacere, il cui fondamento è così sfuggente da apparire piuttosto transeunte e deludente perché mai concretamente realizzato. 

Essa trasforma quella sorta di mito della felicità da asporto proprio della modernità in un deliberato piano di ricerca di una beatitudine consapevole e coscientemente perseguita. Una felicità che certamente non disdegna il ben-essere ma ne cerca il fondamento nel buon-essere. 

Così, evidenziando il fatto che per potere stare bene occorre porsi il problema del proprio stare nel bene la EUDAIMONÌA indica quanto il divorzio tra benessere e buonessere sia alla base del malessere esistenziale troppo diffuso nella contemporaneità.

Quello dell’EUDAIMONÍA è un concetto dinamico: l’obiettivo verso cui tendiamo e, insieme, la condotta di vita che teniamo allo scopo di raggiungerlo. Non un precetto bensì un progetto!

Che è possibile realizzare anche in relazione alle avversità della vita. In tal senso l’EUDAIMONÍA è la “felice” capacità di dialogare con l’infelicità. Di risollevarsi dopo un insuccesso, di fare fronte allo sconforto, di guarire da una ferita o di conviverci, di permanere in situazioni di difficoltà, di reperire il nostro senso nel dolore e nell’eventuale assenza di libertà, di riconoscere e accogliere il disagio per trasformarlo.

L’ideale di felicità diviene, allora, materia. Solida e consapevole. Che non fugge dalla vita ma prende posto in essa. Lungo una direzione di ricerca etica che richiede una conoscenza di sé profonda e autonoma.

La vocazione di “EUDAIMONIA studio” è di facilitare, sostenere e affiancare la ricerca di quanti sono in cammino verso il proprio benessere mentale e spirituale grazie al linguaggio della Consulenza Filosofico-Esistenziale.

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