Noiosa come l’ennesimo remake di Godzilla o disciplina per iniziati? Né l’una né l’altra. La Filosofia con il Consulente: libertà ed equipaggiamento

di Francesca Guercio – articolo apparso per la prima volta sul sito www.benessereitalia360.it

Quando mi capita di dire che sono un consulente filosofico di norma suscito due reazioni, a seconda dei retaggi scolastici dell’interlocutore. Qualcuno si entusiasma, memore di un docente di filosofia capace di incuriosire e appassionare. Qualcun altro alza gli occhi al cielo oppure ostenta una riguardosa ammirazione; come se fossi l’apostolo di una scienza tediosa al pari di un remake di Godzilla o, nella seconda opzione, la depositaria di una forma di conoscenza suprema e ammirevole. È il caso di coloro che hanno pessimi ricordi scolastici legati a qualche insegnante arcigno o che, nel percorso di studio, si sono sempre tenuti a vereconda distanza dai licei.

In entrambe le circostanze, la filosofia sembra connotarsi di un’aura di inaccessibilità che un po’ spaventa e di certo non rende giustizia alla pratica di questa professione. Una professione, quella del consulente filosofico, per la quale una formazione a orientamento antropologico-esistenziale prevede intenti di aiuto alla persona e non certo la preparazione dottorale e accademica.

Rinvio all’articolo del collega Federico Levy per una Prima risposta alla domanda: “Cos’è la Consulenza Filosofica?” e insisto da subito nello scalzare un pregiudizio ancora troppo diffuso in Italia.

 Qual è la tua “filosofia di vita”?

Per affrontare una seduta o un ciclo di sedute di Consulenza Filosofica non è necessaria per l’utente alcuna conoscenza della letteratura filosofica. Proprio come in psicoterapia non è richiesta al paziente una specializzazione in ambito psicologico, al fruitore di massaggi non è richiesta una competenza sul corpo umano, per il cliente del ristorante non è necessario aver frequentato un corso di cucina. L’incontro con un filosofo pratico non è una lezione accademica e non sarete interrogati su Hegel o costretti a presentarvi all’appuntamento con una tesina sulla Critica della ragion pura!

Ognuno di noi ha una propria “filosofia di vita” che ci consente, proprio come il Socrate dell’Apologia, non di filosofeggiare bensì di “vivere filosofando”. Ed è precisamente con la “filosofia di vita” di ciascuno che il consulente filosofico si confronta per sollecitare una evoluzione; utilizzando come strumento il dialogo.

Non resta che chiedersi perché una persona che abbia voglia di iniziare un percorso di conoscenza e trasformazione personale potrebbe rivolgersi a un consulente filosofico piuttosto che a un’altra figura tra le tante in cui vengono declinate le professioni d’aiuto.

 La conoscenza come cura di sé

La Consulenza Filosofica si distingue da altre cosiddette “professioni di aiuto” per la priorità data all’aspetto di arricchimento e formazionedella persona che prevede l’astensione da qualunque intento terapeutico (per intenderci, di tipo clinico e psicologico).

Ilconsulente filosofico – vincolato al segreto professionale – applica un atteggiamento non direttivo né pregiudiziale e mira alla costruzione di un rapporto Io-Tu simmetrico e complementare. Il consulente filosofico non “invade”, non esprime valutazioni, non suggerisce modelli né dispensa consigli bensì attraverso l’arte maieutica favorisce una disamina che crei le condizioni per un’autonoma e autentica disamina dei problemi e un più generale miglioramento della qualità della vita.

Al netto di qualunque idea dottrinale di un Sé esistente a priori, come si riscontra in molte delle discipline d’indagine interiore. Questo sé sarebbe cioè qualcosa di già dato e presente in noi. Velato o oscurato per varie ragioni d’ordine privato o sociale o educativo o familiare. Quella del Sé è, semmai, per il consulente filosofico, questione continuamente aperta in cui il ben noto motto impresso sul tempio di Apollo a Delfi, “conosci te stesso”, si coniughi al criterio socratico della “cura di sé”.

Mi piace ricordare qui, con il Foucault dell’Ermeneutica del soggetto come occuparsi di se stessi debba significare, allora,

«occuparsi di sé nella misura in cui si è “soggetti di”, ovvero soggetti di un determinato numero di cose: soggetti di azioni di carattere strumentale, soggetti di relazioni con gli altri, soggetti di comportamenti e di atteggiamenti in generale, ma anche soggetti dei rapporti che si intrattengono con se stessi».

Che è come dire che tra noi stessi e la nostra vita c’è un nesso di trasformazione reciproca.

La connessione tra Filosofia ed Esistenza è quindi quanto mai evidente!

La consulenza filosofica: viaggiare attrezzati

L’ordinarietà del quotidiano è per ciascuno la sfida di ogni istante. Ogni giorno presenta fatti, eventi, cose, esperienze e relazioni che possono sollevare domande, riempire di dubbi, scatenare turbamenti, provocare dolore. Il consulente filosofico si mette a disposizione allo scopo di acuire lo spirito di speculazione del consultante/ospite, focalizzandone l’attenzione non tanto sulla soluzione dei problemi quanto sulla loro natura e sulle possibili implicazioni.

Ciò che rende bello e prezioso il viaggio non è la metà bensì il gusto del viaggiare. E tutti abbiamo sperimentato quanto sia liberatorio lasciare la strada già affollata di turisti – sia pure, e anzi proprio per questo, apparentemente sgombra e radiosa – per incamminarci lungo una via incerta ma solo nostra. Se c’è una cosa che gli incontri di Consulenza Filosofica possono garantire è proprio l’assenza di una destinazione da catalogo del tutto compreso e la certezza di un affaccio oltre il varco delle possibilità con l’attrezzatura adeguata a valutare e superare i propri ostacoli anche qualora quelle possibilità si rivelino tutt’altro che fortunate e non necessariamente infinite.

 

 

 

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